L’ufficialità era meno scontata di quel che si pensa, ma alla fine è arrivata. Dopo il Capodanno 2012 in piazza Duomo a Milano, Vinicio Capossela sarà per il Concertone 2013 a Cosenza, in piazza XV Marzo. L’uomo nato metà in Germania e metà in Irpinia e venuto su metà nella bassa Reggiana e metà nei locali di Milano, “Il cantautore che non ci meritiamo” – secondo la celebre invocazione di Daniele Luttazzi – ritorna a Cosenza dopo un anno. Era il 17 dicembre del 2012 quando infatti si esibiva al Rendano di Cosenza in una sentita tappa del suo “Rebetiko Gymnastas Tour”. Tutto esaurito da settimane e finale in piedi per lunghi minuti ad applaudire e ballare fra le seggiole.
RENDANO SENZA SEGGIOLE
“Non si possono togliere?” Aveva chiesto candidamente al suo arrivo nel teatro a poche ore dallo spettacolo, spiegando di voler appacificarsi con quella dimensione di festa popolare, con quel ruolo sociale dei teatri di tradizione. Non era possibile farlo allora, ma verrà accontentato fra qualche giorno, con il teatro Rendano a fare da scenografia alla festa di popolo e di piazza per eccellenza. Già a Cosenza nell’estate del 2001, Capossela in occasione di un’altra sua tappa calabrese, il concerto al Politeama di Catanzaro per il tour teatrale “Marinai profeti e balene” del 2011, aveva in esclusiva affidato alla copertina di Mmasciata (leggilo QUI) il suo desiderio, e i numerosi tentativi andati a vuoto, di suonare nel teatro cosentino. Quando c’è riuscito ha voluto confezionare una sorpresa speciale, preparando in vernacolo e riarrangiando le musiche del “Te Deum dei Calabresi”, brano giacobino di fine 1700. Vinicio voleva intonarlo davanti ai calabresi per invitarli a reagire allo stato delle cose e l’esperimento l’ha soddisfatto al punto che la canzone è stata riproposta in altri importanti live andati in scena in grandi città. Capossela si è esibito in Calabria anche quest’estate, prima al festival dello stocco di Cittanova e poi nel teatro dei ruderi di Cirella, per lanciare in anteprima nazionale – in una serata di beneficenza – il suo nuovo spettacolo “Tragodìe, i canti del capro”. Assodato, quindi, il suo legame artistico con i calabresi (meglio ancora con Calabrese, Giampaolo, ora consulente di eventi musicali al Comune bruzio) e con la Calabria, del quale mistero si dimostra ogni volta fatalmente attratto.
IL CONCERTO
Capossela è un “Uomo vivo” in piazza cerca di guidare il divertimento del pubblico, ma alla fine si fa guidare dal suo divertimento. E’ risaputo: beve solo sul lavoro ed entra in forte empatia con il suo pubblico. La sua ossessione è l’incanto, cercherà di sorprendere ripescando dal suo repertorio e da quella tradizione che lui chiama “La musica che sentiva mio padre” e che cerca ostinatamente di tirare fuori dall’oblìo. Repertorio ampio e vario come pochi quello di Capossela, in più di 20 anni di carriera vissuti al top nonostante la sperimentazione spinta fino e oltre i limiti. Valido biglietto da visita per presentare il concerto è di certo il brano “Al Veglione”, ballata in cui viene citato “Ciccillo” Di Benedetto, lo storico ristoratore che è anche membro della Banda della Posta, orchestra della natìa Calitri con la quale Capossela si esibirà a Cosenza dall’una di notte (meglio se “all’una e trentacinque circa“) ha girato il Paese nel 2013 riportando in voga – non senza critiche – atmosfere da matrimoni e feste di piazza di metà secolo. Chi spera in un duetto a sorpresa con il cosentino Dario Brunori ha più di una ragione per farlo. Il Vol. 3 della Sas è in pubblicazione grazie alla collaborazione artistica con il producer nippomeneghino Taketo Gohara, braccio destro di Vinicio, e Capossela da direttore artistico dello spettacolo “Viva del Re” ha invitato Brunori, con il quale ha un buon rapporto, a suonare sul palco di Mola. Più probabile comunque un duetto con Francesco Loccisano da Gioiosa Ionica. Il maestro della battente, che da pochi mesi ha sfornato il nuovo cd “Mastrìa”, ormai è un apprezzato habituè dei concerti di Capossela.
LA PIAZZA E LA CRITICA
Il pubblico di Capossela è stretto in una morsa. Troppo impegnato per il pubblico popolare di Sanremo, troppo di successo per quello critico degli alternativi. Da un lato è bollato come comunista, dall’altro come radical chic. In genere si tratta di etichette in mano a chi oltre a “Che cos’è l’amor” e “Il ballo di San Vito” poco conosce dell’incatalogabile repertorio di quello che Goffredo Fofi chiama lo sciamano d’Europa. Succede così che la sua letteratura, nonostante la lingua italiana, sia più analizzata e apprezzata all’estero che nel Belpaese. Semplificando, nei suoi testi troviamo uno spettro narrativo che si muove con agilità da Omero a Melville passando dalla letteratura russa e dalla tradizione popolare mediterranea; oltre ai già citati, i riferimenti espliciti alla letteratura mondiale sono tantissimi, proviamo a farne qualcuno: Céline, John Fante, Alfred Jarry, Primo Levi, Coleridge, Cesare Pavese, Conrad, Geoffrey Chaucer, Oscar Wilde. Concerti sold out a Parigi, Bruxelles, Zurigo, Instanbul, Berlino, Barcellona, Londra, con la Queen Elizabeth Hall tutta esaurita per un suo concerto raccontata da Gianni Mura, il miglior giornalista italiano vivente. Gli articoli del The Independent de El Pais e del Time descrivono il passaggio di un artista che lascia sempre a bocca aperta. Oltremanica, nel 2010 il Sunday Times ritiene Capossela “The Italy’s greatest rock star”. E’ premio De Andrè alla carriera e vince quattro volte la Targa Tenco, record difficilmente eguagliabile nel panorama musicale italiano, ma in vista del concerto a Cosenza si riesce persino ad azzardare la riserva: “Non è un artista da piazza”. Non solo i Capodanni nelle maggiori piazze italiane, quanto le acclamate esibizioni al concerto del Primo maggio in piazza San Giovanni a Roma o alla Notte della Taranta di Melpignano, di certo gli eventi musicali di piazza più significativi del panorama nostrano, dovrebbero aiutare a scongiurare queste ipotesi. Saranno forse stati attribuiti dalla critica bruzia a Vic Damone. Chi è costui? Wikipedia non può aiutarvi. Diciamo che lo stesso Vinicio Capossela l’ha definito un “astro temporaneo della musica d’intrattenimento che si illumina solo nel mese di dicembre, il mese del festeggiamento per l’appunto“.
LEGGI L’INTERVISTA ESCLUSIVA A MMASCIATA del dicembre 2011: