In una tornata elettorale sommersa di hashtag decisamente poco “social” – mutuati da vecchi proclami della politica old style – #sostieniMina, che con le elezioni non ha nulla a che fare, è stato quello più politico di tutti.
Lei si chiama Guglielmina Falanga, da molti chiamata Mina, ha conseguito da poco la Laurea Specialistica in Discipline Economiche e Sociali per lo Sviluppo e la Cooperazione ed è risultata vincitrice di dottorato presso la FLACSO (Facultad Latinoamericana de Ciencias Sociales) in Ecuador, università presente in 17 paesi sudamericani e tra le migliori per quanto riguarda le scienze sociali. C’è solo un piccolo problema: tra biglietto aereo, documenti, visto e immatricolazione, Guglielmina dovrà sostenere una spesa di circa duemila euro. E per i bravi studenti non esistono fondi per il post-laurea all’estero, se non sporadici bandi regionali o del Ministero degli Esteri che però con l’Ecuador non ha stretto nessun accordo e che, in entrambi casi, non vengono elargiti subito ma prevedono l’anticipo della somma da parte dello studente, per poi essere rimborsati in tempi tutt’altro che brevi.
Mina, abituata a mantenersi con dei piccoli lavoretti (cameriera, aiuto in cucina, gelataia, animatrice, babysitter, insegnante privata di italiano e spagnolo, traduttrice per alcuni documentari dallo spagnolo all’italiano e viceversa) dovrà partire entro febbraio 2015 e non dispone della cifra necessaria per preparare tutti i documenti. Dopo non poche reticenze, ha deciso di aprire un crowdfunding online (QUI) di 1500 euro: mancano poco più di quindici giorni al termine e il risultato è già straordinario. Se l’aiuto istituzionale è stato inesistente, quello della comunità si è dimostrato subito efficiente, a tratti commovente.
“Purtroppo non posso donare molto, ma almeno una cifra simbolica per te e per tutti i giovani (e non) italiani che lottano per il futuro, la cultura e la dignità.” scrive una ragazza. “Quel che resta nella mia vecchia prepagata. Con affetto.” scrive un’altra. “Non ci conosciamo, ma capisco il tuo sogno perché è stato anche il mio. Non arrenderti, mai. Buona fortuna!” commenta un anonimo.
Una scelta, quella di Mina, per nulla semplice da un punto di vista personale ma che ha fatto emergere, ancora una volta, i pochissimi investimenti dedicati all’istruzione. Oltre a tentare il dottorato alla FLACSO, Mina ha provato anche quello dell’Università della Calabria e quello della Bicocca a Milano. In entrambi i casi, come in tutte le università italiane, i posti con borsa di studio sono veramente esigui e per alcuni continuare gli studi,per almeno altri tre anni, senza nessuna retribuzione è davvero impensabile.
“Questo esperimento di colletta 2.0 – dice Mina – è una cartina di tornasole della speranza che i giovani ripongono nello studio ma che spesso viene stracciata dagli impedimenti materiali che non permettono di proseguire. La considero perciò non una mera raccolta di denaro ma un vero e proprio atto politico.”
“L’iter di selezione alla FLACSO – continua – è durato mesi. Ho dovuto sostenere tre scritti su una piattaforma online mentre ero in collegamento audio e video con un selezionatore, inoltre ho presentato un progetto di ricerca e sostenuto una prova orale via Skype. Le selezioni all’Unical e alla Bicocca sono state invece meno articolate: a Milano ho dovuto presentare il progetto e fare una prova orale mentre nel nostro ateneo, oltre a questo, c’era anche la prova d’inglese.”
Presso l’ateneo di Quito non esistono dottorati senza borsa di studio, la FLACSO erogherà a Mina uno “stipendio” mensile di circa 950 dollari per tre anni con la possibilità di proroga per altri due.
Intenzioni di tornare in Italia? “Se le istituzioni mi aiutassero ad affrontare le spese iniziali – dice Mina – probabilmente sarei anche invogliata a tornare dopo il mio percorso di studi. E invece, al momento, non vedo nemmeno prospettive future, a differenza dell’Ecuador che già all’inizio del mio percorso fornisce spunti per pensare al post-dottorato”.
Di hashtag pieni di cambiamento e rinnovamento sono tappezzati i muri della regione. Ma sembra che quello di Mina e dei tanti giovani come lei, nessun politico sembra voglia condividerlo.