Il “cattivo maestro” diventa professore universitario e scoppia il putiferio. La vicenda ha come protagonisti l’attivista ed ex deputato di Rifondazione comunista Francesco Saverio Caruso da una parte e il sindacato autonomo di polizia Coisp e il centrodestra catanzarese dall’altra. Motivo della querelle l’assegnazione al beneventino, dopo aver partecipato e vinto il bando, della cattedra di Sociologia dell’ambiente e del territorio dell’università Magna Graecia di Catanzaro. La cosa ha fatto infuriare gli agenti del Coisp e il segretario regionale del sindacato Giuseppe Brugnano che hanno portato alla ribalta la notizia sottolineando come la nomina sia per loro «inspiegabile, che ci indigna e ci preoccupa per la ricaduta che potrebbe avere sugli studenti. A parlare chiaro – rintuzza Brugnano – è il curriculum del signor Caruso, noto alle cronache per essere stato uno dei principali artefici della rete no-global del G8 di Genova, per aver seminato marijuana nei cortili della Camera dei deputati, per aver sostenuto l’occupazione abusiva di stabili pubblici e privati, per aver inopinatamente attaccato le forze di polizia e per essere stato sottoposto a diversi procedimenti penali». Altrettanto polemico e deluso per l’epilogo è stato il presidente del consiglio comunale di Catanzaro Ivan Cardamone (Mpa) che fin da subito ha dimostrato di non gradire l’assegnazione della cattedra a Caruso. A seguire un altro bel po’ di partiti di centrodestra.
A difendere invece l’ex parlamentare ci hanno pensato la Cgil e i partiti della sinistra ma in questa intervista Francesco Caruso va oltre e racconta dei suoi sospetti sulle denunce di questi giorni. «Questi sindacatini di polizia – dice l’ex parlamentare – sono sempre in prima fila a difendere i torturatori come avvenuto per la vicenda di Stefano Cucchi e le violenze del G8 alla Diaz e a Bolzaneto». Collega le indagini che lo portarono in prigione nel 2002, quelle relative al processo al “Sud ribelle” con l’accusa di voler sovvertire l’ordine politico, sociale ed economico dello Stato durante i giorni del G8 di Genova (procedimento penale dal quale lui e tutti gli altri imputati finirono assolti in via definitiva e prosciolti da ogni accusa), a questa nuova polemica sottolineando, ironicamente, «l’impegno profuso da questi dirigenti nell’arco di questi ultimi quindici anni nell’intercettarci per poi ritrovarci assolti in tutti i gradi di giudizio». Critica quella politica che lo attacca («i loro sono atteggiamenti protofascisti, io sono stato assolto da tutte le accuse che mi hanno mosso, loro condannati per corruzione, tangenti e collusioni con la mafia») e spiega come è avvenuta la selezione per la cattedra. Un bando che lo ha visto “gareggiare” solo con un altro concorrente che, come lui, ha potuto partecipare perché in possesso dei requisiti idonei ovvero tre pubblicazioni scientifiche e un dottorato.
Alla fine Caruso snocciola anche le cifre del suo contratto: 2400 euro per sei mesi di docenza ovvero 400 euro al mese, e conclude con un appello agli studenti perché ritornino alla cultura dei libri contro la cultura dei 140 caratteri. Lo studio è l’unica arma sovversiva per il Francesco Caruso odierno, il male più grande del nostro tempo l’ignoranza. Per ultimo una carezza dall’università che lo attende: «Conoscendo come funziona negli atenei la gentile telefonata dall’Università di Catanzaro mi ha sorpreso e non poco». E ora bisogna attendere il primo giorno di lezione per vedere se verrà accolto dalle annunciate manifestazioni contrarie alla presenza del “cattivo maestro” salito in cattedra.
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